Roma, 16 gennaio.
Il MpV Italiano si rallegra per la mancata approvazione della proposta di legge 217 di iniziativa popolare, che prevedeva la legalizzazione del suicidio assistito in Veneto.
La legge non passa a parità di voti, 25 contro 25, e torna in commissione.
Marina Casini, presidente del MpV Italiano, esprime sollievo per la decisione e definisce “veramente triste” la scelta di legalizzare il suicidio assistito.
Il MpV Italiano si schiera, ancora una volta, con i deboli, i malati, i sofferenti e i soli che sono tra i più fragili della terra. Si alle cure palliative e alla presa di carico di ogni malato e della sua famiglia, no ad eutanasia, accanimento terapeutico e suicidio assistito che oltre ad eliminare il malato, e la spesa economica che comporta, ne negano la dignità.
Il progetto di legge era sostenuto e patrocinato dall’ Associazione radicale ‘Luca Coscioni’, che si prodiga da anni per dare la morte alle persone attraverso eutanasia e suicidio assistito.
“Siamo di fronte a una forzatura giuridica- continua la Casini-. La proposta travalica spudoratamente i requisiti indicati dalla Consulta (sentenza 242 del 2019), va oltre le competenze assegnate alle Regioni, è priva di copertura finanziaria”.
Questa proposta di legge regionale è in maniera evidente, secondo la Presidente del MpVI “una manovra/manipolazione ideologica e ingannatrice”.
“La legge-spiega la Casini- si sostiene sia necessaria per evitare l’accanimento terapeutico e la sofferenza insopportabile dovuta alla malattia o alla disabilità, ma in realtà è dato acquisito sotto ogni profilo che l’accanimento terapeutico va evitato e che la sofferenza va combattuta con le cure palliative, già disciplinate con la legge 38 del 2010. In realtà quello che si vuole raggiungere è il rafforzamento di una mentalità che favorisce l’espulsione dalla società dei fragili e dei vulnerabili con il pretesto della libertà di scelta. Ma quale libertà può esserci se non c’è l’alternativa di una amorevole presa in carico, se non c’è adeguata diffusione delle cure palliative e della terapia del dolore, se i malati e le loro famiglie sono lasciati soli, se la burocrazia sanitaria è pesante e farraginosa? Sono questi gli aspetti che devono essere presi in considerazione se vogliamo incamminarci verso la civiltà. Altro che scorciatoie di morte camuffate da progresso!”.
La sofferenza, la malattia, la morte di una persona hanno sempre un senso profondo e sono una ricchezza per la società per questo vanno accompagnate.
E’ certamente una sconfitta della società e della civiltà lasciare morire o spingere alla morte una persona sofferente anziché aiutarla nel suo dramma esistenziale.
Gli Ospedali, le cure per tutti sono una conquista, un segno del progresso, dare di proposito la morte o aiutare a morire è l’esatto contrario.