La decisione è importante perché non apre alle discriminazioni contro le persone disabili e smaschera la logica eugenetica
L’8 giugno scorso, la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) si è pronunciata sul caso A.M. contro Polonia et 7 altri ricorsi (no. 3639/21), che contestava la decisione della Corte costituzionale polacca, che nel 2020 ha vietato l’aborto eugenetico in caso di anomalie fetali. Nonostante la CEDU non sia entrata nel merito, dichiarando inammissibile il ricorso per difetto di legittimazione dei ricorrenti, la questa decisione è importante perché non apre alle discriminazioni contro le persone disabili e smaschera la logica eugenetica che soggiace dietro ai ricorsi.
Casi ritenuti inammissibili – Una decisione rassicurante
La CEDU ha negato all’unanimità lo status di “vittima” alle otto donne ricorrenti perché alcune non erano incinte e due non potevano essere considerate vittime di una legge che vieta l’aborto per malformazioni fetali poiché i loro figli in grembo erano sani. Pertanto la Corte ha correttamente riconosciuto che la sua valutazione nel merito avrebbe avuto per loro solo conseguenze “ipotetiche, lontane e astratte”.
Il MpV insieme alla Federazione Europea One of Us, definisce “rassicurante” la decisione che ribadisce l’inesistenza di un “diritto all’aborto eugenetico” nel quadro della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Possiamo quindi affermare che la CEDU con questa sentenza riconosce il fondamentale diritto alla vita e ribadisce il principio di uguaglianza, cardine della modernità.
Marina Casini, presidente del MpV Italiano e neo presidente di One of Us ha dichiarato: “Esprimiamo il nostro pieno sostegno alla Polonia perché punta all’accoglienza dei più fragili: interrompere una gravidanza a causa di una disabilità del bambino è disumano per il bambino stesso, per la donna, per il medico, per la società. È necessario invece condividere la responsabilità nelle situazioni problematiche e non lasciare sole le donne, le coppie e le famiglie. La Polonia è uno dei pochi paesi che cerca di proteggere i bambini in viaggio verso la nascita, rispetta il diritto alla vita, l’uguale dignità di ogni essere umano e il principio di non discriminazione. Questi sono i valori che sosteniamo e su questi facciamo leva per costruire una civiltà caratterizzata dalla capacità di accogliere i più fragili. Sono i valori dell’Unione Europea, che definiscono l’anima dell’Europa e che promuovono la vera cultura dei diritti dell’uomo. La Polonia costituisce un esempio importante su questa strada».
Il MpV Italiano e la Federazione One of Us ringraziano, inoltre, le organizzazioni che hanno difeso la Polonia davanti alla Corte ed esprimono soddisfazione per la posizione della Corte che non è entrata nel gioco ideologico orchestrato da coloro che pretendono vi sia un inesistente “diritto di aborto” e si battono per escludere dalla società i malati e i disabili.
Nonostante il sollievo per la decisione della Corte, rimangono perplessità per il tentativo di strumentalizzazione delle Istituzioni Europee che sembra essere dietro a questi casi.
In seguito alla sentenza del 2020 della Corte costituzionale polacca, pare che alcune associazioni con posizioni estremiste abbiano anche orchestrato questi ricorsi, fornendo moduli online precompilati che i ricorrenti hanno utilizzato per presentare ricorso alla CEDU.